Più che previsioni, rassicurazioni
Più che previsioni, oggi gli italiani si aspettano rassicurazioni. Ecco perché le conferenze più seguite sul fenomeno del coronavirus sono quelle tenute dagli esperti, medici e addetti alla protezione sanitaria e civile, che informano puntualmente sullo stato delle cose e rasserenano. I politici, gli economisti e perfino gli addetti all’informazione, riescono a trasferire, consapevolmente o inavvertitamente, più ansia che altro. Non che si voglia chiudere gli occhi di fronte alla realtà, ma se c’è un pericolo di cui nessuno ha l’esatta cognizione – chi sa la verità alzi la mano!- l’atteggiamento più consono da tenere dovrebbe essere quello della massima cautela. La condizione umana, anche in presenza delle più ardite invenzioni a favore dell’uomo, rimane sempre precaria e incerta. Una verità questa, al limite del banale, ma che deve essere tenuta sempre presente, anche rischiando di cadere nel predicozzo. E, soprattutto, vivere questo tempo con fiducia, perché la nostra vita, sia che si creda, sia che si resti increduli, non dipende esclusivamente da noi e neppure dalla medicina. Per chi crede, la vita è riposta nelle mani di Dio. D’altra parte, è noto, che stiamo facendo molto poco per dotarci di modelli sociali più a dimensione umana. Se per soddisfare i nostri bisogni, siamo disposti a violentare continuamente la natura, dobbiamo essere consapevoli anche dei guasti che possono venire da tali atteggiamenti. Se si richiede, quindi, una nostra conversione sul piano dei comportamenti, dobbiamo metterci in crisi e agire di conseguenza, guardando avanti con serenità, nella consapevolezza che il tempo gioca a nostro favore. Le scienze umane, fra cui la virologia, l’infettivologia, l’immunologia e la farmacologia hanno fatto, nel tempo, passi da gigante. Possiamo contare su vaccini e antibiotici che, salvo casi rari, riescono a salvare la vita. Una analoga catastrofe, la “spagnola”, soltanto cento anni fa (tra il 1918 e il 1920), quando non si disponeva di tali mezzi, colpì oltre 500 milioni di persone in tutto il mondo, uccidendone alcune decine di milioni. Purtroppo, viviamo di ansie e di preoccupazioni soltanto per quello che capita a noi. Nel passaggio fra il 1999 e il 2000 siamo riusciti a tremare anche di fronte al pericolo che ci saltassero tutti i dati del computer e degli elaboratori elettronici a causa di un virus informatico , il “millennium bug” , che ci fece scoprire come il mondo di Internet, per quanto potente, mostrasse tante fragilità. Di fronte alle nostre certezze, riusciamo a chiudere gli occhi davanti ai tanti drammi del mondo, quelli che ci ostiniamo a tenere lontani, nonostante le sollecitazioni che quotidianamente ci vengono dai tanti spot pubblicitari (da Save the Children, UNICEF, Opam, solo per fare qualche esempio). In Africa ogni giorno muoiono, nell’indifferenza generale, quasi trentamila persone per fame, malattie e guerre, di cui 20.000 bambini.
Ecco perché di fronte al dramma che stiamo vivendo la reazione più opportuna deve essere quella improntata a “adeguatezza e proporzionalità”. Nessuno vuole fare il difensore d’ufficio del governo e neppure dei governatori del Nord, che stanno mostrando tutti, sia quelli di destra come quelli di sinistra, straordinario coraggio e buon senso. Già il fenomeno, di per sé, crea ansia proprio perché i suoi effetti presentano tanta incertezza, sia sulla sua origine che sulla sua evoluzione. Non c’è bisogno di aggiungere altro. Quello che è intollerabile è che, in questa situazione, ci sia chi ne voglia approfittare. Da coloro che, fraudolentemente, si introducono nelle case degli anziani per depredarli di quel poco che hanno, col pretesto di praticargli il tampone, a quei politici – e a qualche operatore dell’informazione- che sono pronti a cavalcare il malessere comune per criticare tutto e tutti e porsi come i paladini della situazione. Ci vuole serietà!
di Pino Malandrino