Imagination è l’ultima pubblicazione di Mons. Staglianò. Recensione di Iginio Carvelli la poesia come esperienza liberante
Mons. Tonino Staglianò, vescovo di Noto, torna a regalarci con “Imagination”, edizione Santocono, stupende pagine di prosa e di poesia dense di umanità e spiritualità.
Il pensiero del filosofo si amalgama con quello del teologo in un unico canto poetico, per incontrare l’umano vivere della vita la cui esaltazione è l’essenza dell’amore in armonia all’empatia generata dall’immaginazione. <Occorre immaginare per potersi immedesimare. Senza immaginazione non è possibile nessuna empatia. Anche la sensibilità perde il suo smalto, lo spirito perde la carne, il cuore perde il suo calore, il suo pathos, appunto>.
L’immaginazione non è dunque una stravagante navigazione del pensiero. Per Staglianò, essa nasce dall’amore che sorpassa la realtà e inventa spazi nuovi, apre possibilità bloccate. In altri termini è liberazione che infiamma l’essere e lo protende in avanti.
L’anima del poeta sembra sovrastare quello del filosofo e del teologo, dando valenza esistenziale alla poesia che <trasfigura la realtà>, diventa <esperienza liberante> nella consapevolezza che <il bello non è dentro le cose, come un oggetto. E’ piuttosto nella relazione tra il nostro mondo e il mondo che siamo noi. Ma, <per restare e diventare umani, abbiamo bisogno di poetare>. Un invito quindi a riscoprire quel soffio di poesia nascosto nel profondo del nostro cuore che ci aiuta a <sentire l’altro come persona, come soggetto e mai come cosa o come oggetto>.
La poesia di mons. Staglianò è anche denuncia e commisera la disumanità degli uomini. <Che pena, che pena /la tua umanità/ senza bellezza, nessuna verità/ Uccidi le persone/ e te ne fai un orgoglio/ non capisci/ sei solo un imbroglio/ E non rifletti e non pensi /prima di sparare/ l’altro è un uomo/ una persona da amare>.
La tensione spirituale del teologo poeta incontra Dio <mio stesso infinito cercare>. Lo incontra nel tunnel del dolore, nella paura della notte, nella risposta a ogni domanda, nel perdono delle colpe. Ci stimola a meditare indicandoci la strada da percorrere per incontrare Cristo <crocifisso per amore> che chiede <condivisione nel dolore, nella cura dell’altro, del suo patire e morire.>
Viviamo giorni di grande turbamento per il persistere di un male invisibile e feroce che minaccia di morte più di ogni guerra, l’umanità d ogni continente. Oltre alle cure e alle difese indicate dalla scienza, s’impone l’amore che sa incontrare “l’altro” nella sua fragilità e non quello falso dei farisei che specula e inganna. L’immaginazione si fa concretezza e attiva <un pathos particolare che funge da motore per l’azione sociale, spinge a soccorrere, perché intuitivamente ha fatto comprendere, senza tanti discorsi, la necessità di dover intervenire con immediatezza, arrischiando anche la vita>. In ogni parola, in ogni verso vibra l’ansia del Pastore che si china sulle ferite degli ultimi, dà speranza e si fa carità, via aperta per l’evangelizzazione. Una strada dunque in perfetta sintonia col pensiero di Francesco, il Papa che ogni giorno rivela il suo amore verso l’umanità sofferente, richiama all’agire nella giustizia, invoca pace per il mondo intero.