Morire di “social” a 10 anni
Il dovere della politica e degli adulti
La cronaca ci ha travolto con la morte di una bambina di 10 anni. La causa della morte un gioco su un social. Dolore e sgomento sono i sentimenti di fronte ad una morte prematura ed ad una realtà fortemente sottovalutata.
È una drammatica verità che, oggi, i ragazzini, già a 6/8 anni, hanno accesso ai social e ad internet senza limiti e protezione. La peggiore violenza, l’horror più spaventoso, la pornografia più degradante, la volgarità più disgustosa invade occhi, corpi e anime innocenti.
Si alimenta alessitimia (analfabetismo emotivo, confusione e incapacità di sentire), aggressività, dipendenza, pazzia nelle sue forme alloplastiche e autoplastiche, distruttive e autodistruttive.
La morte di una bambina di 10 anni è solo la punta di un iceberg di proporzioni gigantesche, di sofferenze nascoste dietro ai display dei telefonini. Oggi restando nella propria stanza ci si può ritrovare nei peggiori bassifondi, nelle più putride fogne delle città virtuali.
Sono necessarie risposte forti e urgenti ai diversi livelli: politico, tecnologico, educativo.
La politica non può lasciare ai grandi padroni della rete la libertà di imporre le loro leggi del ” mercato” sulla pelle dei bambini e delle famiglie. È “corrotto” il presupposto che i grandi padroni della rete, possano autoregolarsi. Sono necessarie leggi dello Stato che garantiscano, da una parte, libertà di pensiero, ma, nello stesso tempo, severe punizioni degli abusi. Vanno promulgate leggi capaci di sanzionare e garantire la rimozione immediata di fake news, di contenuti lesivi, di contenuti invasivi della privacy delle famiglie e dei bambini.
Anche la tecnologia deve offrire il suo contributo. La tecnologia è dono e problema. Dipende dall’uso che se ne fa. Esistono software e possibilità di riconoscimento facciale e dei dati biometrici tramite il cellulare. Andrebbe vietato il loro uso per manipolazioni pubblicitarie ed essere obbligatoriamente utilizzato per difendere i minori da orrore, pornografia, violenza.
Se la tecnologia, e in particolare la politica, devono fare la loro parte senza sottostare a ricatti e a poteri impropri, il compito più delicato tocca a noi genitori. Siamo chiamati ad esserci e ad esserci con “forza che abbraccia”. Chiamati ad esserci perché siamo così presi dalla nostra autorealizzazione, dai nostri ritmi iperattivi, dalle nostre fatiche esistenziali, dalla nostra precarietà per sbarcare il lunario che risultiamo assenti dal mondo interiore dei nostri ragazzi. Chiamati ad esserci con “forza che abbraccia” perché non si tratta di demonizzare i social, ma nemmeno di accogliere tutto acriticamente delegando alla rete il compito di riempire tutto il tempo dei nostri ragazzi. Certamente sarei preoccupato se mio figlio non frequentasse la rete, ma lo sarei molto di più se sui social trascorresse gran parte del suo tempo.
Forza che abbraccia capace di garantire ai figli i ” sì e i no” necessari. ” Si e no” sono le parole più piccole che prima di essere pronunciate richiedono discernimento, riflessione, confronto. In particolare i padri abbiamo da recuperare la grande funzione di offrire ai figli amore ordinato e regolativo e non solo accoglienza.
Offrire sì e no regolati sull’età: dare un cellulare con accesso a internet ad un bambino di 8/10 anni è come fargli guidare una Ferrari con probabilità altissime di farlo schiantare. Gli accessi vanno accompagnati e finalizzati a piattaforme educative.
Forza che abbraccia perché il permissivismo ha fatto danni quanto e più dell’autoritarismo. Il nuovo comandamento “tutto è permesso, tutto è relativo” non ci aiuta a preservare ciò che è umano e a riconoscere ciò che non lo è.
Educarci ed educare alla rete è la grande sfida nel tempo dell’emergenza educativa. Una emergenza che ci vede spesso distratti e inconsapevoli.
La posta in gioco è alta. È in gioco la libertà personale nostra e dei nostri figli oggi a rischio di essere divorata da dipendenze di vario tipo a mezzo internet.
È a rischio la libertà collettiva manipolata da algoritmi, fake, sessuofagia, conformismi di massa, desideri virtuali.
di Tonino Solarino