Avola. La mensa San Vincenzo dei Paoli compie 30 anni
La mensa di accoglienza San Vincenzo dei Paoli raggiunge il traguardo di 30 anni dalla fondazione il 06 Gennaio 2024, opera segno che nasce dalla mensa della Parola ascoltata, mensa dell’Eucaristia condivisa e giunge alla mensa dei fratelli che vivono il dramma della povertà e della solitudine. Quanti volti si sono succeduti in questi trent’anni di vita insieme, quanti volontari generosi hanno speso il loro tempo e il loro servizio per la mensa, quante storie di sofferenze e di emarginazioni che hanno interpellato la fede della nostra comunità credente. La festa molto semplice nel pieno stile della mensa di accoglienza dei poveri è stata l’occasione per ringraziare Dio per le meraviglie che compie nella nostra vita tutte le volte che ci fidiamo di Lui e sappiamo guardare alle ferite dei nostri amici. Diceva il cardinale Tagle: solo se ci lasciamo toccare dalle ferite dei nostri fratelli possiamo gridare con San Tommaso “mio Signore e mio Dio”. Le famiglie della parrocchia sono le vere protagoniste della mensa San Vincenzo, proprio perché soggetti di evangelizzazione, sono chiamate a prendersi cura dei più fragili e a dare risposta con la loro presenza. Il 06 gennaio scorso è stato un momento di Chiesa, infatti alla presenza del nostro vescovo Mons. Rumeo e dei parroci (don Maurizio) che hanno dato un contributo prezioso negli anni allo sviluppo di questa realtà, iniziata dal parroco don Angelo (ora vescovo di Mazara), la comunità di san Giovanni ha preparato il pranzo a casa e ha poi condiviso il tutto nella logica del vangelo…(Quanti pani avete?). Infine la torta dei trent’anni a suggellare il momento di festa e l’invito a non accontentarci di quello che è stato fatto, ma a dare sempre di più. Un grazie speciale a tutta la comunità per la risposta generosa e a tutti quelli che, pur non potendo fisicamente, danno il loro aiuto economico alla preparazione dei 60 pasti settimanali divisi nei giorni di mercoledì, venerdì e Domenica. La mensa non è la risposta ai problemi della nostra società che produce scarti, è semplicemente porre un segno concreto che per noi credenti è ogni volto che interpella il nostro esistere e non ci lascia indifferenti al dolore dell’uomo. La bellezza di questa esperienza è stata arricchita dalla presenza del cappellano del carcere di Noto, don Sebastiano, che insieme ad alcuni ragazzi della casa circondariale svolge il servizio alla mensa due volte al mese. Chiudo con una citazione dell’Abbé Pierre: “Ho smesso di distinguere le persone in credenti e non, l’unica distinzione che merita attenzione è tra chi ha scelto di condividere le sofferenze di Cristo nelle persone piagate dal dolore e quelli che hanno scelto di girarsi dall’altra parte”.
di Paolo Catinello