“Vedendo si commosse”: così Gesù è Dio con noi!
Ritiro di Quaresima. insieme catechisti, caritas, famiglie
Un sincero affetto nell’incontrarsi: è questa la prima cosa che emergeva domenica 18 febbraio scorso a Santa Maria della fiducia a Pozzallo per il ritiro diocesano di Quaresima, aiutati dall’accoglienza reciproca, dall’ospitalità calorosa del rettore don Gaetano Asta e delle Suore francescane dei poveri, dall’affabilità del nostro Vescovo Mons. Salvatore Rumeo e del vicario generale don Ignazio Petriglieri. Importante e bella la decisione di convergere da parte degli uffici catechistico, Caritas, pastorale familiare diocesani. La sapiente meditazione di don Ignazio ha tenuto presente la lettera pastorale del nostro Vescovo “Giardino di misericordia”, sviluppando il tema che lo stesso mons. Rumeo ha assegnato all’incontro: “Dalla strada alla locanda di Emmaus: vicinanza, tenerezza, compassione”. Che, subito ha chiarito don Ignazio, sono tre termini in interazione fra di loro che hanno a che fare con l’agire di Dio, come testimoniano sia l’Antico (pensiamo alla profezia di Isaia sul germoglio di Iesse) che il Nuovo Testamento, quando le promesse si compiono in Gesù – “Dio con noi” – e diventiamo un popolo unificato, non più da una legislazione come Israele (comunque consapevole che nessun popolo aveva un Dio così vicino …), ma dalla presenza stessa di Dio. Nella pienezza dei tempi, sottolinea Paolo, a dire che in Gesù c’è l’attualizzazione massima della presenza di Dio nella storia. E la spiegazione di come si realizza ce la dà lo stesso Gesù, soprattutto nella parabola del buon samaritano. Raccontata in risposta all’incalzare del dottore della legge, che parla di prossimo nella forma generalissima di chi ti sta davanti. Gesù cambia prospettiva! Prossimo non sono i bisognosi, ma è questo samaritano che aiuta. Nella lettura che ne fanno anche alcuni padri della Chiesa è Gesù stesso. Che “vedendo, ebbe compassione”, anzi meglio – come nell’episodio della guarigione del figlioletto della vedova di Nain – “si commosse”: un accorgersi che mette tutto in moto. Con termini originari greci che, nel dire del dottore, rimandano alla tenerezza; mentre, nell’agire del samaritano (e quindi di Gesù), indicano la compassione come commozione che coinvolge interiormente e interamente. Genesi di tutta una serie di azioni (farsi vicino, medicarlo, caricarselo, portarlo alla locanda, prendersene cura – verbo centrale di tutto il brano), che troviamo anche in un testo poco conosciuto dell’Antico Testamento, come il racconto del secondo libro delle Cronache al cap. 28, vv. 14 ss. A dire come Gesù si inserisce in una rivelazione dell’agire di Dio che passa anche per profeti sconosciuti e con lui è giunta a compimento. E Ambrogio commenta: “Poiché nessuno ha amore maggiore di Colui che guarì le nostre ferite, amiamolo come Signore ma amiamolo anche come prossimo, perché non c’è altra cosa corrispondente alla natura (umana) quanto prestare aiuto a chi è della stessa natura”. E don Ignazio ha concluso, da una parte sottolineando che va evitata la superficiale e immediata ricerca di attualizzazioni della Parola che anzitutto va ascoltata “per se stessa”, ma suggerendo comunque una traccia laica di attualizzazione del filosofo Salvatore Natoli. Che sottolinea come la nostra identità si misura nell’alterità, che è tale quando non è in generale ma è data nella forma della prossimità. Che genera attenzione e “simpatia”, condivisione di sentimenti e affetti con gli altri, per quello che sono e non secondo i nostri pregiudizi. Il nostro Vescovo ha concluso ribadendo come diventa importante che prossimo non siano solo i bisognosi ma anche coloro con cui condividiamo la pastorale, la vita comunitaria, attuando non solo le opere di misericordia corporali ma anche quelle spirituali (con una particolare importanza data all’ascolto). E come questo capovolgimento di domanda da parte di Gesù – di chi ti fai prossimo? – troverà una risposta capace di dire il “di più” dell’agire cristiano solo se ci sarà una vita di preghiera. Ha augurato una Quaresima in cui cogliere l’umano e il divino di Gesù (prima e seconda domenica) e di attraversare le notti (presenti nelle altre tre domeniche) come motivo di trasformazione e di vita ed ha raccomandato di pregare ed essere sempre gli uni “per” e “con” gli altri.
di Maurilio Assenza