Avola. “Al di sopra di tutto ci sia sempre l’Amore”
Dal 10 al 16 marzo è stata celebrata, nella parrocchia di S. Venera ad Avola, la “Settimana della Carità” a cura della Commissione Caritas Parrocchiale. Tante le occasioni di incontro e di preghiera che hanno caratterizzato la settimana e che hanno coinvolto tutta la comunità parrocchiale. Giorno 14 Marzo, memoria del Beato Antonio Etiope, protettore della Caritas Diocesana, un’esperienza nuova e molto arricchente, con il referente diocesano della rete di aiuto, Cristian Modica, e alla presenza sia degli operatori sia degli assistiti Caritas della parrocchia. È stata un’occasione per ascoltare, osservare, discernere; a seguire la celebrazione eucaristica presieduta da don Paolo Catinello, direttore dell’ufficio Migrantes della diocesi di Noto.
Un momento molto forte è stata la Via Crucis “Credevano di piantare una croce e non sapevano di piantare un albero” attuata in una porzione del territorio parrocchiale e nelle case dei nostri assistiti in sintonia con il concetto di “Chiesa in uscita”.
Ma vogliamo ricordare in particolare il momento in cui le due realtà della Caritas di S. Venera, la “Putìaracarità” e il “Cantiere Educativo”, si sono aperte al territorio, accogliendo quanti sono intervenuti e raccontandosi.
Si tratta di due progetti fortemente voluti dal parroco, don Sebastiano Boccaccio, il quale non fa mancare mai il suo sostegno e nuovi stimoli per ulteriori arricchimenti e prospettive di crescita. Ciò che è stato particolarmente sottolineato durante l’incontro, è la complementarità delle due esperienze perché entrambe si propongono di sostenere il fratello, nutrendo rispettivamente il suo corpo e la sua mente, ma soprattutto creando forti legami di solidarietà e fiducia reciproca. Nel corso dei tre anni durante i quali entrambe le realtà hanno operato, si è visto crescere sempre di più un clima di grande empatia con una evidente trasformazione del modo in cui sia gli operatori sia i fruitori percepiscono l’esperienza. Il risultato più importante che si è ottenuto, giorno dopo giorno, è stato l’abbattimento del pregiudizio che, troppo spesso, rischia di frenare l’Amore gratuito, perché crea quasi un divario tra chi offre e chi riceve. Quelli che all’inizio potevano essere considerati gli “assistiti” sono diventati via via gli amici con i quali condividere gioie, speranze, timori e gli operatori si sono sentiti sempre più “quelli che ricevono”. Non si tratta più di elargire cibo o conoscenza, si tratta di scambio reciproco di esperienze, emozioni, sogni. Questi ultimi, i sogni, sono ben visibili all’interno del Cantiere Educativo, aperto a bambine e bambini, ragazze e ragazzi la cui età va dai nove ai diciannove anni e che nei locali del Cantiere studiano, giocano, festeggiano compleanni. Abbiamo semplicemente sperimentato e continuiamo a sperimentare che l’Amore produce sempre buoni frutti. Anche qui il pregiudizio ha fatto spazio a relazioni sempre più basate sulla fiducia reciproca e sul rispetto totale delle diversità, tenendo conto del fatto che la maggior parte di loro è di religione musulmana. Lo abbiamo ascoltato dalle loro dirette testimonianze.
Rayan, Fatima, Najwua, Aicha e altri hanno accolto gli ospiti raccontando con parole semplici e con una certa dose di emozione che cosa rappresenti per loro il Cantiere Educativo e la definizione più bella è stata “Casa”.