Ritiro di Quaresima. Non isolare la speranza dalla carità
Il tempo di quaresima da molti anni ci vede impegnati come Caritas a vivere la prima domenica come momento di ritiro per rimotivare e per riaffermare che il nostro servizio alla Chiesa nasce da un serio ascolto della Parola, si serve di una lettura credente del territorio e rende presente, attraverso la nostra operosità, il Vangelo della carità.
Il 9 Marzo a Pozzallo, nella chiesa Maria Madre della fiducia, a guidarci verso i lidi evangelici è stato il caro don Angelo Passaro, Professore di Sacra Scrittura alla Facoltà Teologica di Palermo, biblista di fama nazionale, già presidente dell’ABI (Associazione Biblica Italiana). Il presbitero della Chiesa sorella di Piazza Armerina ci ha ricordato come la speranza sia la capacità dell’uomo credente di resistere nel tempo della prova e come il vero credente vince le oscillazioni di un cuore ondivago per restare stabile e fedele al Suo Signore. Inoltre, il biblista ha sottolineato come sia difficile isolare la speranza dalla carità e, in questa prospettiva, il prof. Passaro ha mostrato nella parabola del Samaritano i connotati della vera carità: fare misericordia con il povero; la carità cristiana è questione di pancia e non di testa, infatti, fa riferimento all’utero materno. Non pone, inoltre, gesti definitivi ma rimane disponibile ad un ritorno; non guarda al bisogno ma al volto dell’uomo. Un aspetto, quest’ultimo, importantissimo, fondamentale per la nostra vita da discepoli. Dio guarda alla storia e, quindi, alle nostre vite, non in base al numero dei nostri errori ma dall’angolo prospettico del malcapitato, l’unico vero testimone che vede il passare oltre del sacerdote e del levita e il farsi carico del suo dolore da parte del samaritano. Ancora una volta è stato ribadito, come la storia della salvezza proceda per una via, diventata molto scomoda, quella della compassione che non tollera l’arte della delega ma che non vede l’ora di compromettersi per l’uomo.
Chiudo con una citazione dell’Abbe Pierre: “Ho smesso di distinguere gli uomini in credenti e non, l’unica distinzione che merita considerazione è fra quelli che hanno scelto di condividere le sofferenze di Cristo nell’uomo piagato dal dolore e quelli che hanno sposato l’indifferenza.”
di Paolo Catinello