“Secondo l’Istat in Italia sono in stato di povertà assoluta un milione 800mila famiglie per un totale di oltre 5 milioni di individui; un dato stabile rispetto ad un anno fa ma confrontando la situazione con quella precedente alla crisi economica, dal 2007 c’è stato un aumento di poveri del 181%”.
Sono taluni dei dati contenuti nel “Flash report su povertà e esclusione sociale” di Caritas italiana, presentato alla vigilia della Giornata mondiale dei poveri celebrata domenica 17 novembre.
Le categorie maggiormente svantaggiate è detto nel report, “sono gli abitanti del mezzogiorno e delle isole dove si concentra quasi la metà di tutti poveri d’Italia; seguono gli stranieri, le famiglie numerose, in particolare con minori, i disoccupati ma anche coloro che svolgono un lavoro scarsamente qualificato”. Tra gli operai, ad esempio, nel 2018 la povertà è arrivata al 12,3%; “più di un operaio su 10 non riesce ad accedere a un livello di vita dignitoso”.
Oltre agli operai, fa notare il report, “aumentano i cosiddetti working poor, nuova categoria figlia della crisi economica, e i giovani. La povertà assoluta tende ad aumentare tra i minori e gli under 34 e questo è un campanello d’allarme per il futuro, perché le povertà vissute da bambini influenzeranno inevitabilmente il futuro di questi ragazzi anche alla luce del fatto che in Italia c’è una scarsissima mobilità intergenerazionale, ossia i livelli di reddito e di istruzione sono strettamente collegati alla famiglia di origine”. Insomma, chi occupa gli scalini più bassi della scala sociale ha grosse difficoltà a migliorare la propria situazione.
Nel 2018, prosegue il rapporto, “abbiamo incontrato 195mila persone nei 2.100 centri d’ascolto abilitati alla raccolta all’interno del totale di oltre 3.300. Delle famiglie in povertà assoluta che si sono rivolte a noi, al nord oltre il 60% è di cittadinanza straniera, mentre al sud i poveri assoluti sono per due terzi italiani. Uomini e donne chiedono aiuto in uguale misura.
Il 78% degli italiani che si rivolge ai centri d’ascolto è in possesso di licenza di scuola media inferiore e questo dimostra la stretta connessione tra povertà e basso livello di istruzione. Più bassa è la scolarizzazione, più aumenta il rischio cronicizzazione della povertà. Tra le fragilità incontrate nei centri d’ascolto prevale la povertà economica (76,6%), seguita da difficoltà occupazionali e abitative, fragilità familiari oppure legate a stati di salute – in particolare a disagio psicologico o patologie oncologiche o cardiovascolari. Talvolta nella stessa persona si sommano fragilità di diversa natura. Oltre il 60% manifesta due o più criticità.
Interventi realizzati. Al primo posto la distribuzione di beni o servizi materiali: pacchi viveri, vestiario, accesso alle mense (58,2%); quindi sussidi economici utili a sostenere spese abitative (affitti e bollette); in terza posizione interventi di tipo sanitario come distribuzione di farmaci o erogazione di visite mediche in ambulatori creati in ambienti Caritas grazie al supporto di medici volontari oppure convenzioni con centri medici.
Nell’ottica dell’ecologia integrale auspicata da Papa Francesco, il report presenta infine alcune anticipazioni di una ricerca congiunta di Legambiente e Caritas italiana che si concluderà nel 2020.
di Giovanna Pasqualin Traversa