Noto. apertura del giubileo in Diocesi
Dopo l’apertura della Porta Santa, nella Basilica di San Pietro in Roma, da parte di Papa Francesco, la scorsa notte di Natale, evento che ha dato inizio al Giubileo della Speranza 2025, domenica 29 dicembre, in tutte le Diocesi del mondo, ha avuto luogo l’apertura dell’Anno Santo nelle Chiese locali.
Nella Diocesi di Noto, la solenne celebrazione di inizio del Giubileo ha preso il via presso la Basilica del SS. Salvatore, dove si sono radunati in gran numero i fedeli degli otto Vicariati, prima di iniziare il pellegrinaggio verso la Basilica Cattedrale.
Il primo momento della liturgia di apertura dell’Anno Santo ha visto il Vescovo di Noto, Mons. Salvatore Rumeo, insieme ai presbiteri e diaconi della Diocesi, espletare i riti iniziali, con uno schema di preghiera unico per tutte le Diocesi e con al centro la proclamazione del Vangelo e la lettura di un passaggio della Bolla di indizione del Giubileo “Spes non confundit” di Papa Francesco. Terminati i riti iniziali in Basilica, si è dunque avviata la processione con la Croce Giubilare – un artistico crocifisso cinquecentesco, dipinto su tavola, appartenente al Palazzo Vescovile – verso la Basilica Cattedrale, per la Celebrazione Eucaristica. Giunti in Cattedrale, sulla soglia del Portone centrale, Mons. Rumeo ha innalzato la Croce, pronunciando l’invocazione: “Ave, croce di Cristo, unica speranza” e invitando il popolo di Dio a venerarla.
Entrata la processione in Cattedrale, la Santa Messa ha avuto inizio con l’aspersione dell’assemblea, facendo così memoria del Battesimo e della riconciliazione ottenutaci per mezzo di Cristo. Nella sua omelia, il Vescovo Rumeo ha posto l’accento sul tema della Speranza, a cui è dedicato questo Giubileo Ordinario: “Rianimiamo la speranza. Non fermiamoci. Pratichiamo la strada che è Cristo, fonte di vita e di verità. È nell’incontro con il Signore Gesù che riusciamo a leggere il cuore di tutti, a fasciare le ferite dei deboli ed ascoltare le loro dolorose angosce”. Proprio sul cuore si è soffermato il Presule netino e sul bisogno di conversione che lo deve animare: “È al cuore di ciascuno, alla sua porta, che il Signore bussa e sta in attesa di poter entrare per riversarvi il proprio amore che perdona e rinnova e per cenare insieme e godere di un’amicizia senza pari. Ed è sempre il cuore di ciascuno di noi – nessuno escluso – che deve farsi vigile e operoso per ascoltare la voce del Signore, per aprire la propria porta e consegnarsi a Lui e al suo abbraccio misericordioso”. Ha quindi osservato: “il cristiano ora, e non dopo, è chiamato a vivere il pellegrinaggio interiore e personale del cuore. Liberiamo la nostra coscienza dalle antiche e nuove forme di schiavitù, da atteggiamenti infantili di puro egoismo e distruggiamo le maschere di false sicurezze”. Il Tempo del Giubileo sarà occasione propizia per mettersi in cammino, con i pellegrinaggi che si faranno o a Roma o nelle proprie Diocesi, ma il Vescovo ha evidenziato come soprattutto si tratti di fare un pellegrinaggio interiore, capace di allargare il cuore e di aprirlo a Dio e ai fratelli: “Il pellegrinaggio del cuore nuovo si risolve nella carità misericordiosa. Infatti, è proprio nella carità che Dio viene incontro all’uomo e l’uomo risponde a Lui con filiale obbedienza. In tal senso ogni gesto di autentica carità misericordiosa può e deve interpretarsi come vero pellegrinaggio verso Dio. Al pellegrinaggio di Dio verso l’uomo deve dunque corrispondere il pellegrinaggio fraterno dell’uomo verso il proprio simile”. Il Vescovo ha poi rimarcato come questo Anno Santo, oltre a farci guardare alla meta della nostra speranza che è Cristo, ci apre anche alla gioia del perdono e della riconciliazione: “Per chi crede, il Giubileo sarà azione di Grazia perdonante che risanerà molti cuori dando speranza alle sofferenze dell’umanità. Come in un grande e infinito abbraccio di misericordia. Non abbiamo «un Dio meschino» e neppure «un Dio fermo». Il nostro è «un Dio che esce» per «cercare ognuno di noi». E quando ci trova, «ci abbraccia, ci bacia», perché è «un Dio che fa festa» e in cielo si fa «più festa per un peccatore che si converte che per un centinaio che rimangono giusti»”. “Cristo è nostro compagno di viaggio – ha infine concluso – ci attende e ci incoraggia, ci prende per mano e ci consola. Nella nostra debolezza diventa àncora di pace, per la nostra fame e sete di giustizia si fa pane di vita eterna, nelle pagine dolorose si fa balsamo di grazia, nel giorno delle nostre paure si fa coraggio, nell’ora delle tenebre svela la sua luce gentile, nel giorno della nostra morte spalanca le porte dell’eternità”.Presenti alla celebrazione, oltre a un gran numero di fedeli, le Autorità Civili e Militari dei Comuni della Diocesi. Al termine della liturgia, Mons. Rumeo ha consegnato ai Vicari Foranei e ai Sindaci dei nove Comuni della Diocesi il messaggio in occasione dell’Anno Giubilare e poi ha concluso la celebrazione con un gesto molto significativo, venerando con un omaggio floreale un’immagine di Maria SS. Scala del Paradiso, Patrona della Diocesi, a conclusione della Pereginatio Mariae, svoltasi nei mesi scorsi negli otto Vicariati della Diocesi, in occasione del 180mo anniversario di fondazione della Diocesi di Noto.
di Alessandro Paolino